“ogni grande impresa comincia con la prima pedalata”
Ciao e benvenuta/o in questo percorso di crescita personale e spirituale. Innanzitutto ti faccio i miei complimenti se sei approdata/o qui perchè non è facile oggigiorno mettere in discussione il nostro essere per arrivare a nuovi modi di vedere e relazionarci con il mondo. La libertà è il potere più grande a cui un uomo può ambire, questo però si può ottenere solamente superando sempre nuove sfide e raggiungendo i tuoi obiettivi.
Pedalando s’mpara!

Fin da bambino mio padre mi ripeteva sempre: “Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”.
Questa frase, tipica dell’italiano, significa che quando prendiamo una decisione o facciamo una scelta, dobbiamo accettare le conseguenze e impegnarci per far funzionare quella scelta. In altre parole, se abbiamo scelto di avere una bicicletta, dobbiamo sforzarci di pedalare per andare avanti. Infatti, nel marzo 2016, io e un amico abbiamo percorso ben 386 km da Milano al confine francese, a Ventimiglia, in soli 4 giorni, nonostante non avessi una preparazione fisica adeguata.
Nonostante la stanchezza e la tentazione di prendere il treno per tornare a casa, niente mi ha fermato dal conquistare quel percorso. Non avevo alcun impedimento fisico che mi potesse fermare, quindi ho deciso di continuare il mio viaggio fino alla fine.
È stato un momento di grande crescita personale, in cui ho finalmente capito che le uniche barriere che mi impediscono di raggiungere i miei obiettivi sono quelle che mi impongo io stesso. Ho imparato che la libertà è una conquista interiore, che va oltre le limitazioni esterne che possiamo incontrare lungo il percorso. Questa avventura mi ha insegnato l’importanza di mettermi alla prova, di superare le mie paure e di spingermi al di là dei confini che mi ero imposto.
Mi ha mostrato che quando ci si libera dai limiti mentali, si accede a un potenziale infinito e si aprono nuove opportunità. Questa conquista mi ha anche insegnato l’importanza di essere resiliente, di non arrendermi di fronte alle difficoltà e di imparare dai fallimenti. Mi ha mostrato che non importa quante volte possiamo cadere lungo il cammino, ciò che conta davvero è la capacità di rialzarci e di continuare a lottare per ciò in cui crediamo.
Ogni volta che mi trovo di fronte a nuove sfide, penso a questa avventura e mi ricordo del potere della libertà e della forza di trascendere i miei limiti. Mi spinge a superare le mie paure e a inseguire i miei sogni con determinazione e coraggio. In definitiva, questa conquista è stata un punto di svolta nella mia vita, che mi ha mostrato il potenziale che possiedo e mi ha spinto a vivere al di là dei confini che mi ero autoimposto. Sono grato per questa esperienza e sono consapevole che il viaggio verso la libertà e l’autorealizzazione è un percorso continuo, che richiede impegno e costanza.
Il Destino e l’appagamento personale
Siamo spesso distratti dagli eventi esterni e ciò ci impedisce di concentrarci sul nostro vero scopo e sui risultati che dobbiamo raggiungere. Esiste davvero il destino? È una parola potente che è stata oggetto di spiegazioni e definizioni in ogni epoca.
Il destino per la mia esperienza è una parola molto potente, perchè ogni persona ha la responsabilità di sviluppare e mostrare alle persone i propri talenti e le proprie virtù, insegnando loro a fare altrettanto. Qui il destino viene visto come una missione di vita e che se condizionato spesso dal libero arbitrio e dalle conquiste personali può diventare egoico.
La distinzione tra l’autorealizzazione e la realizzazione dei propri desideri è l’assenza di ego nei confronti del proprio percorso, portando avanti le proprie passioni per un fine più grande. Il destino è la maglia dove s’intrecciano le vite di ognuno, i fili che s’intersecano, per creare qualcosa di più grande di ciò che avremmo potuto fare altrimenti assecondando solo le richieste egoiche e i desideri. Il desiderio nasce dal presupposto che esiste qualcosa al di fuori che ci condiziona a volerlo oppure da un’esigenza interna come una condizione di malessere, momentaneo o costante.
Trascendere i Limiti
L’uomo è sempre stato guidato dalla sua incessante curiosità di esplorare nuovi orizzonti, di superare i suoi limiti e di conquistare nuove vette. Questa sete di scoperta e di avventura è una caratteristica intrinseca della natura umana, che ha portato alla realizzazione di grandi imprese e alla conquista di nuovi territori. Questa voglia di trascendere i propri limiti non riguarda soltanto l’esplorazione fisica del mondo, ma anche la spinta a superare i confini mentali e spirituali.
L’uomo, infatti, è sempre stato alla ricerca di una conoscenza più profonda di sé stesso e del mondo che lo circonda, desideroso di raggiungere una completa comprensione della realtà. Questa ricerca di appagamento personale attraverso la conquista di nuove vette può essere interpretata come una forma di autoaffermazione e di realizzazione individuale. L’uomo sente il bisogno di dimostrare il proprio valore e le proprie capacità, di lasciare un’impronta nel mondo e di lasciare un segno indelebile nella storia.
Tuttavia, questa sete di conquista può anche nascondere una profonda insoddisfazione interiore, una mancanza di pace e di serenità. L’uomo, spinto dalla sua ambizione e dalla sua sete di potere, può dimenticare di godere del presente, di apprezzare le piccole cose e di trovare la felicità nella semplicità della vita. La conquista delle nuove vette, che siano esse fisiche, mentali o spirituali, può quindi essere un’occasione per crescere e per sviluppare il proprio potenziale, ma è fondamentale non perdere di vista l’importanza della felicità e della pace interiore. È necessario trovare un equilibrio tra la voglia di esplorare e il bisogno di apprezzare ciò che si ha già.
In conclusione, l’uomo è mosso dalla sua curiosità di trascendere i propri limiti e di conquistare nuove vette. Questa ricerca di appagamento personale può essere una fonte di crescita e di realizzazione, ma è importante non dimenticare di trovare la felicità e la serenità nel momento presente. La conquista delle nuove vette deve essere un mezzo per esprimere il proprio valore e le proprie capacità, ma non può diventare l’unico scopo della vita.






Questo viaggio, effettuato nel 2016, è stato il primo di una lunga serie che mi ha permesso di scoprire il potenziale sopito in me. Questa opportunità è stata una delle più belle in assoluto. In quattro giorni, io e Andrea abbiamo percorso ben 386 km, sia fuori strada che sulla statale in alcuni tratti inevitabili.
Abbiamo affrontato momenti di fame e rischiato di rimanere bloccati il secondo giorno, dopo aver bucato entrambe le gomme in una strada di montagna. Quando siamo finalmente arrivati al primo paese, ci siamo resi conto che non c’era neanche un ostello aperto per la notte. Era marzo e non eravamo attrezzati per dormire fuori in tenda.
Ho chiamato l’unico ostello della zona, che si trovava poco fuori il paese di Cartosio, e ci hanno gentilmente ospitato nonostante fosse chiuso. La signora dell’ostello, sapendo dei nostri problemi con le bici, è venuta fino a noi a prenderci con l’auto, facendo due viaggi per caricare le biciclette. Senza la sua gentilezza, quella sarebbe potuta essere la nostra ultima notte.
Il giorno successivo abbiamo sostituito le gomme e siamo ripartiti carichi di gratitudine, con una nuova fiducia nell’umanità. Anche se nel bar del paese di Cartosio nessuno aveva voluto aiutarci, abbiamo trovato in quella signora una testimonianza della bontà umana che non ha permesso che due avventurieri come noi mettessero fine alle loro vite in modo così sciocco.
Arrivati a Sassello, abbiamo gustato un delizioso piatto di ravioli con pesto di noci, il più buono che io abbia mai mangiato. Forse era la fame, ma era probabilmente anche la gioia di essere ancora vivi e di poter godere di un pasto su questo meraviglioso pianeta.
Il terzo giorno è stato tutto in discesa, divertente e molto liberatorio dopo la fatica della salita in bicicletta del giorno precedente. Nel pomeriggio siamo arrivati fino a Noli, dove abbiamo passato la notte.
Il quarto giorno è stato meno impegnativo perché eravamo sulla riviera e ci avvicinavamo a casa mia a Sanremo. Con determinazione siamo arrivati a destinazione a ora di pranzo e abbiamo riposato nel pomeriggio e la sera. La mattina successiva abbiamo raggiunto Ventimiglia e il confine francese, ma purtroppo i gendarmi non ci hanno permesso di passare a causa della mancanza di documenti validi. Siamo quindi tornati indietro a Sanremo.